5 motivi per non visitare Expo

21:32 Lisa.Ale 0 Comments

Slovacchia
Come già anticipato nel post precedente, a noi Expo non è piaciuta. Vi abbiamo raccontato come affrontare una visita di una giornata, ma non vi abbiamo ancora spiegato le motivazioni del nostro parere contrario. 
I motivi principali, secondo noi, sono cinque.

Le code, lunghissime e per qualsiasi cosa
Forse, detta così, sembrerà un po' esagerata; "Questi si professano instancabili viaggiatori, e poi si stufano per un po' di fila?". Purtroppo però, bisognerebbe andarci per capire la portata della confusione di cui stiamo parlando. E' uscito proprio in questi giorni un articolo del Corriere della Sera che riporta numeri esorbitanti, e foto altrettanto sconvolgenti: effettivamente lo spazio è molto, ma 250mila visitatori sono davvero tanti, ve lo assicuriamo!
Le code partono per la navetta che dal parcheggio vi porta all'ingresso, poi per il biglietto, poi per i controlli di sicurezza; un serpentone si sposta poi verso il padiglione Zero. All'interno dello spazio espositivo si salvano solo alcuni cluster ed alcune aree tematiche: per tutti i paesi sono necessari minuti di coda, a volte una ventina, a volte una cinquantina. Per i padiglioni dei paesi più gettonati poi non ne parliamo: sono noti ormai a tutti le sette ore di coda necessarie per visitare il Giappone. Troverete panchine sparse ovunque, ma l'ora in fila per entrare in un determinato padiglione ve la dovrete fare in piedi e, dopo questo tempo "sprecato" vi sembrerà un oltraggio fermarsi a riposare, e il vostro scopo sarà solo quello di correre verso la coda del padiglione dopo, per ottimizzare il tempo a disposizione.
Code per mangiare, a qualsiasi ora del giorno, e code per le varie attività; code davanti ad i distributori dell'acqua e per i bagni. Folla brulicante in ogni dove, nel decumano e nei viali laterali, per lo spettacolo serale dell'Albero della Vita e persino per tornarsene a casa. 
Per carità, tutto egregiamente organizzato e funzionale, ma così tante persone farebbero diventare agorafobico anche chi non lo è.

Il fuoritema (e la povertà di contenuti), di alcuni padiglioni
Se fossimo stati sui banchi di scuola, sicuramente qualche paese si sarebbe preso un bel 2 (scritto con la penna rossa). Nutrire il pianeta, Energia per la vita, volgarmente insomma si dovrebbe parlare di cibo, ecosostenibilità, nutrizione. Una citazione direttamente dal sito di Expo è d'obbligo: 
Expo Milano 2015 [...] è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Per sei mesi Milano si trasforma in una vetrina mondiale in cui i Paesi mostrano il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. [...] 
Purtroppo non per tutti i padiglioni è stato così. Ci rendiamo conto che non tutti i paesi abbiano tanto da offrire a riguardo ma in alcuni casi la difficoltà è stata lampante, anche solo a recuperare qualcosa di interessante ed inerente con cui attrarre i visitatori. 
I nostri NO assoluti vanno a: Malesia, che ha costruito una foresta totalmente in plastica, associata a copertoni d'auto, derivanti dall'albero della gomma, Sudan, che in vetrina ha messo solamente un bazar di pacchiane statuine souvenir, e infine all' esageratamente minimale Romania, che in mancanza di altro esponeva quadri ed opere d'arte. Alcuni paesi ospitati nei cluster poi meritano di essere visitati solamente perchè completamente privi di fila (vedi: Albania).
Ma abbiamo anche degli strani assolutamente SI: Afghanistan, piccolo e raccolto, ma senza bisogno di un'area immensa per raccontare tutto ciò che di bello può offrire, stranamente Corea del Nord, perchè nonostante i francobolli patriottici si è messa in gioco con una grande radice di ginseng, Turchia, perchè pur avendo poco da offrire rispetto al tema, ha creato un padiglione open-space (quindi senza coda!) con tanti piccoli spunti. Un SI gigante va poi all'Estonia che, in un bel padiglione tutto in legno, ha ricreato una foresta di design, intrattenendo grandi e piccini con diverse attività.

Voce del verbo "italianizzare"
Nei ristoranti e padiglioni dei paesi stranieri di Expo, sembra ci sia stato un tocco di "italianizzazione", soprattutto per quanto riguarda il personale che in diversi casi non ci è sembrato così autoctono. Ci siamo fermati a parlare in inglese con la ragazza dello stand del Belize (cluster) che ha riempito la sua terra di virtù e noi di depliant, ma per il resto poca magia ed atmosfera. Due esempi? I ragazzi dei paesi africani che cercavano di attrarti verso le borse di dubbio coccodrillo, come se ci fossimo trovati in un qualunque mercato della periferia di Milano, e la signora, seduta in terra nascosta dietro un cluster, che offriva tatuaggi all'henne' pubblicizzandosi con uno scolorito cartoncino (quando poco più in là ti veniva realizzato per 5€ allo stand delle Isole Comore).

Il cibo? 
Ve lo anticipiamo già: questo è un punto controverso, che ha fatto discutere anche noi. 
Essendo pubblicizzato anche sul sito di Expo (e torno a citare direttamente "Expo Milano offre a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del mondo e scoprire le eccellenze delle tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni Paese"), ci saremmo aspettati qualche assaggio gratuito in più, o almeno prezzi inferiori. Per lo meno per ammortizzare il costo del biglietto.
Ci rendiamo però anche conto che sarebbe stato impossibile offrire spuntini gratuiti a 250mila visitatori ogni giorno.
Allora perchè non fare come la Lituania (ndr: sedetevi nelle panchine del bar, ma fate attenzione...) che offriva quadrettini di un dolce tipico ad 1€ l'uno? Ti veniva data la possibilità di assaggiare un piatto locale, senza spendere cifre folli, ma senza dover sgomitare con i vicini affamati ed "allupati" per un qualcosa di gratuito. (Sì, perchè ci dispiace, ma una nota negativa va come sempre agli italiani che si fanno riconoscere in ogni dove. Discussioni, urla e strilla, per ottenere un assaggio gratuito di qualcosa - non importa cosa, dieci piatti per braccio che neanche i migliori camerieri, e sguardi assassini per avere una porzione extra. Chiudiamo qui la parentesi, che è meglio.)
Attenzione ad alcuni padiglioni, come quello dell'Oman: il ristorante serve menù a prezzi esagerati (degustazione attorno ai 30€ a testa), ma il chioschetto sforna ottimi panini (ca. 7€ l'uno) con carne tipica, o spiedini di pesce, per cifre assolutamente più abbordabili. Ancora il minuscolo chiosco fuori dalla Libano offre poi una piadina con formaggio, preparata e cotta in diretta, assolutamente buonissima e per soli 5€.

La disparità tra ricchi e poveri
Quello che più di tutto ci ha lasciato con l'amaro in bocca però è stato vedere che i paesi ricchi ostentavano la loro ricchezza, stagliandosi su quelli più poveri, che si nascondevano quasi all'interno dei cluster. Una "fantastica" rappresentazione di quella che è la situazione mondiale attuale. 
La Russia, con un padiglione futuristico e specchiato, architettonicamente prorompente, il Qatar, con tanto di scieicchi, di bianco vestiti, più che disponibili a selfie e fotografie prima di entrare (e che giravano per l'Expo a bordo di golf cart), l'imponente bandiera led degli USA che si stagliava sui padiglioni vicini: tutte dimostrazioni - sceniche, per carità - di potenza e ricchezza, un po' anche kitsch se vogliamo.
E poi paesi meravigliosi, ancora incontaminati e da scoprire, lasciati a se', come le Barbados, con una simpatica ragazza con il ritmo decisamente nel sangue, il Montenegro, con una cascata di lana in cui sarebbe stato magnifico immergersi e Tuvalu (!), con due rappresentanti assolutamente locali, che a mano incollavano bei francobolli nei passaporti dei bimbi in fila per il timbro. 
E che dire poi dell'orario di chiusura? I padiglioni più ricchi spengono le luci alle 20.30/21, mentre i cluster che imperterriti continuano a rimanere aperti, in un clima di desolazione e tristezza, si vedono passare davanti la folla di persone che, stremata e convinta di aver visto tutto quello che c'era da vedere, se ne torna a casa.

Le Esposizioni Universali sono nate per permettere nuove conoscenze al grande pubblico che qualche secolo fa non poteva viaggiare; sicuramente un'evoluzione dall'800 era d'obbligo ma, in questo caso, secondo noi si è andati un po' oltre. Sarebbe stato meglio aiutare ed incentivare le zone più povere e lontane, anzichè lasciare che potenze già affermate oscurassero luoghi che avrebbero realmente bisogno di turismo.


Giappone
Senegal - Cluster zone aride
Russia
Turchia
Cluster zone aride
Algeria - Cluster bio mediterraneo
Tunisia - Cluster bio mediterraneo
Ungheria

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